Clima: cambiamenti e prospettive
Non ci sono più dubbi che vi è in atto un cambiamento climatico che influirà, sia in negativo che in positivo, sulle pratiche agricole
Il cambiamento climatico è in atto, lo notiamo sempre più perché le stagioni non sono più in sintonia con i mesi, e se il clima si modifica, pure l’ambiante si trasforma e, nello stesso periodo, anche l’agricoltura.
L’esempio più evidente di questa trasformazione è la nostra olivicoltura, per la quale già intravediamo gli effetti, che però sono sia negativi e sia positivi. E se vogliamo iniziare dai primi, dobbiamo dire che con sempre mag-giore frequenza scorgiamo alterazioni di allegagione, cascole anomale delle olive, modificazioni degli indici di maturazione. La fioritura, poi, si è mediamente anticipata di circa dieci giorni e, questo, lascia le mignole esposte al rischio d’improvvisi ritorni di freddo. Può anche accadere, come l’anno scorso, che quando tutti i fiori sono aperti e in fase d’impollinazione, s’innalzano improvvisamente le temperature oltre i 30°C disseccando i fiori e causando aborti dell’ovario.
Gli stessi parassiti non si comportano più secondo le regole della oramai vecchia entomologia. Pensiamo alla Mosca dell’olivo, che rimane occulta per tutta l’estate e compare violenta quando si raccolgono le olive.
Poi vi sono alcuni insetti che erano con-siderati secondari, come la Cecidomia suggiscorza, il Pidocchio nero o Liotripe dell’ulivo, la Margaronia, che ora rovinano rametti e foglie. Se parliamo di funghi patogeni, abbiamo la Lebbra che è sempre più infettiva e sono comparsi i Cancri rameali e la Cascola anomala, crittogame che impareremo a conoscerle bene.
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Ora gli aspetti positivi, perché, ipotizzando un aumento medio di 1,8°C da qui ai prossimi dieci anni, il futuro produttivo dell’olivicoltura si sposterà sempre più in alto, oltre il 45mo parallelo. Stiamo, infatti, assistendo a un’espansione progressiva degli areali olivicoli in aree di alta collina e prima montagna che era-no impensabili sino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, come nella Valtellina. Un esempio lo abbiamo anche nel veronese, perché l’olivo ha già raggiunto il comune di Cerro.
Certamente gli effetti di questi cambiamenti climatici dovranno essere valutati per mantenere un equilibrio tra la pianta d’olivo, il clima, le superfici investite e le caratteristiche dell’olio che si otterrà, così si sono già approntate delle prove di coltivazione su questi nuovi areali montani, che potrebbero dare prospettive di redditività. Già questa campagna olivicola sembra dare buoni risultati nell’areale veronese rispetto a quanto si prevede nelle regioni del sud Italia che da sempre sono i serbatoi del prezioso liquido verde oro.